domenica 18 settembre 2011

cos'è la psicologia giuridica

La psicologia giuridica nasce con una funzione di risposta a precise domande formulate dal settore della giustizia e del diritto in generale. Queste risposte venivano ricercate inizialmente solo se utili all’applicazione del diritto. Recentemente è emersa la necessità di differenziare la psicologia giuridica dalle specifiche richieste del diritto, fornendo così una legittimità scientifica autonoma (De Leo, Pedata 2004). La psicologia giuridica è una disciplina applicativa il cui oggetto di studio e di intervento è la giustizia e si propone come struttura di connessione tra psicologia, scienze umane e diritto. E’ un settore della psicologia che si occupa, quindi, dei processi psicologici relativi ai diversi aspetti della dimensione giuridico-forense in diversi ambiti. La psicologia giuridica descrive la storia delle persone coinvolte in procedimenti giudiziari (profilo psicologico), al fine di indicarne i dati comportamentali e sottoporli al vaglio dell’autorità giudiziaria incaricata del processo civile o penale. Comprende lo studio dei fattori della personalità: intelligenza, carattere, attitudini, bisogni, tendenze, motivazioni, stimoli, socializzazione, fragilità psichica, deficit intellettivo, stress psicosomatico, affaticamento mentale, morbilità psichica, pericolosità sociale (Iasevoli, 2008). La psicologia giuridica è ampiamente diversificata:
- La psicologia forense, si occupa di tutte le problematiche psicologiche che insorgono nella pratica giudiziaria e dei fattori rilevanti ai fini della valutazione, in particolare nei casi in cui risulta importante l’accertamento della valutazione psichica del reo;
- La psicologia giudiziaria, ha per oggetto di studio tutte le figure che appartengono al contesto legale, quindi vittime, imputati, testimoni, giudici, estendendo la sua competenza al problema della perizia sulle testimonianze o sulle confessione raccolte nel corso dell’ istruttoria e del processo (Galimberti, 1999). La psicologia giuridica studia quindi tutti gli attori del processo.
L’attendibilità di una deposizione viene verificata utilizzando una serie di criteri valutativi e di tecniche diagnostiche che permettono di determinare la personalità globale del soggetto e le condizioni emotive in cui si trovava al momento dell’ accaduto;
- La psicologia criminale, studia i comportamenti criminosi, gli autori di reato, i meccanismi psicologici ecc… che portano a commettere l’azione illecita e le reazioni sociali conseguenti (Serra, 2005). Quindi ha per oggetto di studio i diversi fattori che concorrono a determinare comportamenti antisociali.
- La psicologia legale, si occupa della lettura psicologica del testo giuridico, quindi di alcune norme, soffermandosi sugli assunti che caratterizzano determinate categorie giuridiche.
- La psicologia penitenziaria, è un’altra dimensione della psicologia giuridica e lavora sull’osservazione e la descrizione del valore psicologico della pena assegnata alle persone oggetto di rieducazione. Applica le decisione giudiziarie per produrre gli effetti che le sentenze richiedono, quindi ha come obiettivo quello di individuare e definire i trattamenti più idonei al reo, studiando i metodi e gli effetti del trattamento.
Le applicazioni della psicologia giuridica sono ampie e differenti e vengono attuate sia nell’ambito del diritto penale che in ambito civile.
In ambito civile per esempio nella valutazione del danno psichico ed esistenziale (ad esempio in caso di mobbing), nella mediazione e nelle perizie in caso di separazione, divorzio e affidamento dei figli.
In ambito penale per esempio presso i tribunali per i Minorenni, per verificare la capacità di testimoniare. Risultano fondamentali anche gli approfondimenti degli aspetti psicologici della responsabilità penale dei minori e degli adulti, dei comportamenti dei “testimoni” e degli effetti dello stato di reclusione.
Bibliografia
Carlo Serra – Nuove proposte di Criminologia applicata, Giuffrè; Milano 2005.
rif. Introduzione a cura di Gaetano De Leo, Loredana Teresa Pedata,(del volume di Petruccelli Filippo , Petruccelli Irene- Argomenti di psicologia giuridica;Franco Angeli; milano 2004)
Galimberti Umberto-Dizionario di psicologia; Utet; Torino;2006
Lino Rossi, Angelo Zappalà- Che cos’è la psicologia investigativa, Carocci, Roma; 2004
 
 
La criminologia è la scienza che studia i reati, gli autori, le vittime, i tipi di condotta criminale (e la conseguente reazione sociale) e le forme possibili di controllo. È una disciplina sia teorica che empirica, sia descrittiva che esplicativa, sia normativa che fattuale.
 
L'oggetto fondamentale di studio è il reato, la cui definizione è esclusivamente sociale. Sono stati fatti in passato tentativi di arrivare a definire dei crimini naturali, condivisi come tali da tutte le culture, ma essi hanno portato sostanzialmente ad un nulla di fatto; il reato non è un fatto biologico o assoluto, ma il frutto di una certa definizione sociale che varia in funzione del tempo (storia) e dello spazio (geografia), ossia varia da cultura a cultura. Crimine, diritto e cultura sono pertanto concetti profondamente interrelati tra loro.
La criminologia nasce nel 1876 con la pubblicazione de” L’uomo delinquente” di Cesare Lombroso e si sviluppa utilizzando i metodi di ricerca della psicologia, della psichiatria, della sociologia e del diritto ma anche della psicoanalisi e della genetica.
Una tale varietà di approcci sta a dimostrare come non esista una scienza dell’uomo che non possa fornire un contributo allo studio del crimine.
Tutti abbiamo fantasie aggressive ma non tutti consumiamo dei delitti.
La differenza è tra chi ha sviluppato una personalità sana e regola questi impulsi senza trasformarli in azioni e chi invece quelle fantasie le mette in pratica.
Il confine tra la normalità e la delinquenza sta proprio nel non controllare l’aggressività.
A questo punto entra in gioco la personalità che è l’insieme delle caratteristiche che definiscono un individuo.
E’ costituita da una parte innata, il “temperamento”, determinato dai geni ma il suo sviluppo avviene a seconda delle relazioni con gli altri e del contesto sociale.
Le personalità sane sono capaci di adattarsi perché flessibili, quelle patologiche sono rigide e adottano un solo comportamento.
Per esempio, c’è chi si sente costantemente minacciato dagli altri (paranoia): una banale conversazione innesca in lui la diffidenza che, in casi estremi, può sfociare nella violenza.
Tra i numerosi disturbi della personalità quello prevalente nel mondo criminale è il disturbo antisociale: chi ne soffre agisce senza pensare.
Le manifestazioni di questo disturbo sembrano il ritratto di molti delinquenti: mancanza di rimorso o senso di colpa, indifferenza per le sofferenze causate agli altri.
Il criminale più pericoloso è quello che a priori non appare aggressivo.
Di fronte ad un delitto inspiegabile si ricorre erroneamente al termine di “raptus”.
In realtà il raptus non esiste in quanto durante le perizie psichiatriche emergono le motivazioni legate al comportamento criminale e il contesto sociale.
 
Il lavoro dello Psicologo in questi ambiti si svolge attraverso la consulenza (CTP) nelle seguenti attività:
  • separazione dei conuigi (situazione di conflittualità);
  • affidamento dei figli nella separazione e valutazione della capacità genitoriale;
  • consulenza nell' area penale con valutazione della capacità di intendere e di volere, dell' imputabilità e della pericolosità sociale;
  • perizia criminologica;
  • mobbing;
  • quantificazione del danno biologico e biologico-psichico